Chi scrive la sceneggiatura politica?

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LETTA Di Salvo Barbagallo

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I quaranta gradi, o giù di lì, che in questi giorni imperversano sull’Italia fanno sentire i loro effetti: sono scomparse anche le colombe, emigrate chissà dove, mentre i falchi sono in via d’estinzione essendo stato distrutto da tempo il loro habitat naturale. Nel cosiddetto mondo “umano” c’è, dunque, una spiegazione del perché le colombe tacciono, e del perché il termine “pacificazione” appare sempre più fuori moda. Dall’altra parte (almeno crediamo o speriamo, e comunque per fortuna) le aggressività, le “minacce” di qualcosa di futuribilmente catastrofico, appaiono solo “verbali”. Al di là di teorie complottistiche di varia natura, che incuriosiscono più che interessare, è il caldo che allarma, il resto – compresi i pericoli di attentati di Al Qaeda – cade nell’indifferenza generale in questo agosto dove imperversano tensioni politiche che andrebbero meglio attenzionate per comprendere bene chi li alimenta e perché.

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Si vuole tenere in primo piano la telenovela sulla vicenda Berlusconi, che avrebbe potuto esaurirsi “naturalmente” se non ci fossero costantemente belli e pronti, ad ogni minima occasione, i ritorni di fiamma. Atteggiamento comprensibile quello di quanti continuano (e continueranno)  a difendere il Cav-Berlusconi-nazionale: se si organizza una manifestazione di solidarietà – quella in via del Plebiscito a Roma – è altrettanto comprensibile che subito dopo (accidenti, che efficienza!) venga aperta un’inchiesta della Procura per danneggiamento del suolo pubblico e rimozione di cartelli stradali. Qualcosa bisogna fare per tenere alta l’audience, oppure no?

Tutto appare come un gioco delle parti indirizzato a spettatori che, in ogni modo, sono stanchi, così come sono oppressi dai problemi del quotidiano, problemi gravi come disoccupazione e precarietà di vita.

Se “Famiglia Cristiana” invita Berlusconi a mettersi da parte, c’è immediatamente dopo chi per mantenere la scena (Grillo)  invita il Presidente della Repubblica Napolitano a fare un passo indietro. Dall’altra parte si “festeggiano” i cento giorni del Governo Letta come una conquista della democrazia.

Allora? Allora c’è chi “riflette”, c’è chi desidera non sottostare a “pressioni”, gli uni contro gli altri a rinfacciarsi che non è vero che si è “insostituibile”, c’è chi ancora denuncia che si intende mantenere lo “status quo”.

Italia da avanspettacolo o della commedia degli equivoci (voluti)?

Enrico Letta, poi, scopre, finalmente, l’acqua calda: “Ci sono segnali della consapevolezza che serve stabilità e non una crisi“.

E’ fantascienza (o fantapolitica) ritenere che ci sia qualcuno che scrive la sceneggiatura di questo agosto che, sicuramente, lascerà traccia visibile nella storia del nostro Paese?

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